Fallo semplice. Consigli per scrivere testi comprensibili in ogni occasione

Copy e microcopy, testi pubblicitari, post social e comunicazioni di tutti i giorni: testi più semplici per una comunicazione efficace.

Indice dei contenuti

Daniel Kahneman la chiama tensione cognitiva[1]: in sintesi, si tratta dell’accumulo di difficoltà nella comprensione di un concetto da parte di chi legge o ascolta un testo. Più un’informazione è presentata in modo oscuro, complesso e difficile, più il nostro cervello dovrà spendere energia per comprenderla.

Nella lingua parlata possiamo attingere a molte strategie per farci comprendere – intonazione, gesti delle mani, espressioni, movimenti e il resto della comunicazione non verbale –, ma in quella scritta la comprensione passa solo attraverso le parole che scegliamo di usare (e, in parte, attraverso l’aspetto grafico, il carattere, la formattazione). Un buon testo è un testo comprensibile per il pubblico a cui si rivolge. E questo vale per tutti i testi: copy e microcopy, testi pubblicitari, post social, ma anche email e comunicazioni di tutti i giorni. Più semplifichiamo i nostri testi, più riduciamo la tensione cognitiva di chi legge.

Parola d’ordine: semplificare

Spesso associamo l’aggettivo “semplice” a minore cura, a testi sciatti e piatti. Una tendenza che potremmo definire “la sindrome di Dante”: invece di scrivere “lo ha deciso il Paradiso” preferiamo un “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”.

Pensiamo che un testo altisonante e arzigogolato acquisisca immediatamente più autorevolezza. Più è complesso e stratificato, più è “importante”.

La realtà è molto diversa: è molto più arduo scrivere un testo breve, semplice e chiaro che uno lungo, pomposo e… assolutamente incomprensibile! A causa di molti preconcetti riguardo la scrittura, le nostre frasi sono spesso infarcite come tacchini al Ringraziamento: piene di plastismi, frasi fatte, avverbi, nominalizzazioni che hanno l’unico scopo di allungare le frasi senza aggiungere niente.

L’antilingua

Il contesto dove diamo il peggio del peggio di noi sono le email, soprattutto lavorative: invece di arrivare al punto, ci affidiamo a ghiribizzi e formalismi talmente esagerati da fare invidia ai verbali di polizia (l’antilingua per eccellenza, come ci insegna Calvino).

Ecco un esempio reale di email che ho ricevuto tempo fa, da parte della collaboratrice di un’europarlamentare con cui ero in contatto per un evento:

Gentile Dott. Azzara,
la ringrazio nuovamente per aver stimolato un contatto telefonico e la prego di scusarmi per non aver dato un rapido riscontro a questa sua mail.

Come anticipato telefonicamente, al momento ci risulta ancora difficile poter sciogliere la riserva, per il definirsi di una possibile missione istituzionale dell’On. XXX. Sicuramente nelle prossime settimane avremo modo di poter avere un riscontro più puntuale, pertanto le confermo l’idea di risentirci a fine mese.

Nella possibile eventualità che per l’On. non sia possibile partecipare personalmente all’appuntamento, sarebbe però suo grande piacere rappresentarvi la sua vicinanza attraverso un video messaggio o, qualora le condizioni glielo consentano, anche attraverso un video collegamento attraverso Skype.

Ci tengo nuovamente a ringraziarvi per la gentile premura rivolta all’attenzione dell’On. XXX. Per ogni eventuale aggiornamento, resto a completa disposizione. Un cordiale saluto.

Qui c’è di tutto: frasi inutilmente formali, plastismi e locuzioni verbali (cordiale saluto, resto a completa disposizione, rapido riscontro, gentile premura), avverbi modali a pioggia. La mia circonlocuzione preferita: “nelle prossime settimane avremo modo di poter avere un riscontro più puntuale”: quanta poesia!

Nel mio lavoro capita spesso sia di scrivere testi da zero sia di correggere testi scritti da altre persone. Qui sotto ho raccolto qualche suggerimento e piccoli accorgimenti per avere uno stile di scrittura più pulito e ridurre al minimo la tensione cognitiva di chi legge. Un piccolo ripasso per chi è professionista della scrittura ma anche per tutte le persone che vogliono scrivere più semplice. Cioè, più comprensibile!

Soggetto + verbo + complemento = chiarezza!

Per costruire testi comprensibili non dobbiamo “inventarci la ruota”, basta partire dalle basi della lingua: soggetto, verbo, complementi. Meglio scrivere periodi corti, di massimo 20 parole, e con poche coordinate e subordinate. Questo vale soprattutto se scriviamo per il web, dove oltre alla tensione cognitiva dobbiamo tenere conto anche della scarsità d’attenzione.

Prendo come esempio l’incipit di un famoso romanzo italiano, Il visconte dimezzato: «C’era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all’accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio». Italo Calvino è famoso per le sue frasi chiare, nette, brevi e dirette. Per il web dovremmo scrivere sempre così: un soggetto, posto quanto più a sinistra possibile; un verbo in forma attiva; dei complementi. Aaaah, la chiarezza!

Il verbo è il motore della frase

La scrittura è spesso narrazione, cioè raccontare una storia. E una storia si svolge solo quando c’è azione. La scrittura chiara passa attraverso i verbi che fanno fare qualcosa a qualcuno! I verbi vanno usati alla forma attiva, per rendere esplicito il soggetto che compie l’azione. Ad esempio:

❌ La confezione è stata spedita dal responsabile del magazzino
Il responsabile del magazzino ha spedito la confezione

La frase è più breve e si riduce la tensione cognitiva: chi legge non deve arrivare alla fine del periodo per capire qual è il soggetto che ha compiuto l’azione.

In generale, le forme passive dei verbi confondono il nostro cervello, perché il soggetto grammaticale della frase è diverso dall’agente che compie materialmente l’azione.

Questo cortocircuito è interessante se si vuole porre l’attenzione su chi subisce l’azione: in tutti gli altri casi, innalza inutilmente la tensione cognitiva.

❌ La società fu fondata nel 2010 da Paolo e Cristina
✅ Paolo e Cristina fondarono la società nel 2010

Attenzione anche ai verbi fraseologici, cioè quei verbi che si accompagnano ad altri verbi al gerundio o all’infinito per indicare lo svolgersi di un’azione. Sono necessari solo quando servono a particolareggiare l’azione. Ad esempio: “Stavo per scriverti, ma non l’ho fatto” significa che c’è stato un inizio di azione che poi è stata interrotta.
Spesso tuttavia usiamo i fraseologici solo per allungare le frasi, o per un’insicurezza riguardo l’argomento di cui stiamo scrivendo:

❌ Ho provato a mettere giù una lista di cose da fare
✅ Ho scritto una lista di cose da fare

❌ Avremo modo di vederci ancora
✅ Ci vedremo ancora

❌ L’autore prova a spiegare l’economia ai bambini
✅ L’autore spiega l’economia ai bambini

❌ Dopo la cottura, andiamo a tagliare l’arrosto
✅ Dopo la cottura, tagliamo l’arrosto

I verbi fraseologici sono come il sale: possono dare gusto, ma quando si esagera fanno malissimo!

Nominalizzazioni

Sempre in tema di verbi, facciamo attenzione ai nomi deverbali, cioè sostantivi che derivano da verbi per un processo chiamato nominalizzazione.

Le nominalizzazioni allungano la frase e necessitano di altri verbi per avere un senso. Questi sostantivi sono molto diffusi nel linguaggio comune e passano spesso inosservati: allenatevi a trovarli e a sostituirli con verbi attivi e concreti! Ad esempio:

❌ Luca aveva bisogno di aiuto per effettuare la connessione del suo pc alla rete internet
✅ Luca aveva bisogno di aiuto per connettere il suo pc alla rete internet

Più breve, diretto e chiaro (anche per Luca e il suo pc!).

Le nominalizzazioni più visibili e facilmente sostituibili sono quelle che finiscono in -mento e in -tura: collegamento, cambiamento, allineamento, spostamento, chiarimento; chiusura, apertura, allacciatura, saldatura, fornitura.

❌ Alea e Pasquale hanno causato un danneggiamento alla statua
✅ Alea e Pasquale hanno danneggiato la statua

❌ La chiusura del cinema sarà alle ore 22  
✅ Il cinema chiuderà alle 22

Lo scopo è sempre rendere il soggetto dell’azione più esplicito, oltre che ridurre la lunghezza della frase.

I nomi deverbali hanno però un vantaggio: permettono di scrivere frasi senza esprimere un genere definito, e sono utili per testi inclusivi che non presuppongano il genere di chi legge.

❌ Ti sei iscritto
✅ Hai completato l’iscrizione

Avverbimevolmente

Noi italiani mettiamo tantissimi avverbi, soprattutto modali, all’interno delle frasi. Tutti quelli che finiscono in -mente ci sembrano eleganti e ci danno l’impressione di costruire una frase importante. No.

Gli avverbi modali distraggono, sono lunghi, spostano l’attenzione e nella maggior parte delle volte non aggiungono alcuna informazione al concetto.

❌ Non ho capito assolutamente niente
✅ Non ho capito niente

❌ Ho risolto completamente il problema
✅ Ho risolto il problema

Ovviamente questa frase non è bella!
✅ Questa frase non è bella!

In questi esempi, fra una variante e l’altra il significato non cambia: se affermo di aver risolto il problema, significa che l’ho risolto tutto, non solo un pezzo!

Quando scriviamo un avverbio modale, facciamoci la domanda: aggiunge un’informazione a quello che sto dicendo? Se la risposta è sì, allora va tenuto. Se la risposta è no, eliminiamolo e troviamo locuzioni più dirette. “Marco lesse lentamente la lettera di Giulia”: l’avverbio esprime un concetto specifico, che modifica il senso del testo.

❌ Marco rispose negativamente alla domanda di Giulia
✅ Marco rispose di no alla domanda di Giulia

❌ Giulia ovviamente disse che non le importava
✅ Giulia disse che non le importava

E vi prego, in un dialogo non usate mai assolutamente disgiunto: assolutamente cosa? Sì, no, sono d’accordo, non sono d’accordo…? ORRORE!

Plastismi

E ora veniamo al grande mare magnum dei plastismi, o cliché linguistici: locuzioni che si ripetono sempre uguali a sé stesse, frasi fatte, modi di dire e vocaboli ereditati dai formalismi di due secoli fa. Una vera e propria lingua di plastica, e altrettanto inquinante!

Qualche esempio? Eccone una carrellata: cordiali saluti – cordialità – leader di settore – provare per credere – a 360 gradi – tutto e il contrario di tutto – colgo l’occasione per – prodotto innovativo/rivoluzionario – un’agile lettura – must have – cosa bolle in pentola? – alle prime luci dell’alba – brancolare nel buio – braccio di ferro fra – la madre di – tempesta perfetta.

I telegiornali sono i più prolifici nel creare plastismi: complici la velocità e i tempi ridotti, spesso giornalisti e giornaliste ricorrono a espressioni vuote trite e ritrite solo per “fare colore”. Alcuni di questi non li useremmo mai nella lingua di tutti i giorni – come tutte le (orribili) formule plastiche di chiusura di email formali, da “cordialmente” fino all’incubo di “colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti” e simili – mentre altri sono tipici di alcuni settori della comunicazione, del marketing e delle pubblicità.

I plastismi sono così diffusi da risultare fastidiosi, una volta che si presta loro attenzione. Se nei contesti parlati possiamo anche chiudere un occhio (eccolo, un altro plastismo!), nel linguaggio scritto denotano un appiattimento della comunicazione e una scarsa cura nella scelta delle parole. I copywriter dovrebbero evitare i cliché linguistici come il sole per i vampiri!

Il consiglio è quello di arricchire le frasi con parole vive e tanti sinonimi: il testo risulterà più curato e molto meno banale! Un’altra possibilità, per chi si muove in contesti di copy creativi, è quella di giocare con i plastismi per spiazzare chi legge: perché non “distanti saluti” per salutare persone fisicamente lontane?

Concludendo

Semplificare un testo non significa banalizzarlo o appiattirlo: quelli qui sopra sono piccoli consigli per scrivere in modo più pulito e comprensibile, riducendo la tensione cognitiva. Non è un elenco esaustivo: non ho parlato degli incisi, una grande piaga linguistica ma di cui, ahimé, sono un abusatore seriale (conta quanti incisi ho messo, volutamente, in questo periodo!). E poi dislocazioni, sovraggetivazione, negazioni… l’elenco è lungo!

Questi consigli possono essere adattati in base alle necessità del contesto di scrittura. Nella narrativa, ad esempio, il ritmo potrebbe richiedere forme passive e tanti soggetti sottintesi, incisi e negazioni. Un testo con un tono di voce molto incalzante potrebbe essere ricchissimo di incisi brevissimi, mentre un’email al Presidente della Repubblica richiederà livelli di formalità diversi rispetto a un post sui social; e ancora, un tono di voce ironico potrebbe attingere a piene mani dalla lingua parlata e scherzare con i plastismi, e così via… Una volta appresi i fondamentali, giocare con le regole diventa divertente!

Faccio mie le parole di Nanni Moretti in Palombella rossa: “chi parla male pensa male, e vive male”. E allora, l’invito è di scrivere semplice, pensare semplice… e vivere meglio!

Senza tensione cognitiva!

Bonus track

L’email della segretaria dell’europarlamentare tormenta ancora i miei incubi. L’ho riscritta, semplice, seguendo i consigli che ho riportato qui sopra:

Buongiorno dott. Azzara,
mi scusi per non averle risposto prima, e grazie per avermi telefonato stamattina.

Non sappiamo ancora se l’On. XXX potrà partecipare all’evento, a causa di una missione istituzionale a cui dovrà partecipare: risentiamoci a fine mese, quando le saprò dare informazioni più precise. Se non potrà partecipare di persona, potrà collegarsi in videoconferenza oppure registrare un videomessaggio per voi.

La ringraziamo per aver scelto l’On. XXX per questo evento, e risentiamoci per gli aggiornamenti. Buona giornata.

Non era più semplice?

___________

Note: [1] Daniel Kahneman, Pensieri lenti e veloci, Mondadori, 2012

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per le persone freelance

Immagina un posto dove la tua passione per la comunicazione e le strategie digitali può davvero fare la differenza. Fantascienza? Forse, ma Collettivo Freeco vuole essere questo posto o provare a diventarlo. Ma aspetta, non siamo solo un mucchio di persone serie e concentrate sul lavoro: amiamo ridere, scherzare e soprattutto incontrarci e confrontarci. Ci vediamo per uno spritz?

Per aziende e organizzazioni

Cerchiamo aziende responsabili, organizzazioni non profit, agenzie amiche, realtà commerciali e non che abbiano a cuore le sorti del pianeta e delle persone che lo abitano. Può sembrare complicato ma il nostro sogno e lavorare insieme per migliorare abitudini e contenuti delle strategie di comunicazione delle realtà, piccole o grandi che siano. Che dici, ci proviamo?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Ricevi tutti i nostri aggiornamenti. Niente spam, promesso!